L’Imperatore Domiziano (24 ottobre 51 d.C – 18 settembre 96 d.C – Imperatore dal 14 settembre 81 d.C. fino alla morte) assunse la guida di Roma a trent’anni e la governò con grande passione per quindici anni, finendo assassinato dai Senatori che aveva emarginato. Ha lasciato importanti tracce del suo impegno amministrativo, in particolare per abbellire la città con monumenti e impianti destinati agli spettacoli. Completò la costruzione del Colosseo e delle Terme Imperiali, avviò la ricostruzione del Circo Massimo dopo un incendio, costruì lo Stadio omonimo i cui resti si trovano oggi in piazza Navona, nel centro storico di Roma (patrimonio Unesco).
Come il padre Vespasiano e il fratello Tito e come prima Nerone, Domiziano sapeva bene che far divertire il popolo serviva ad ingraziarselo e a mantenere la calma sociale. L’importanza dello Stadio sta nel desiderio dell’imperatore di sensibilizzare e coinvolgere i romani a praticare di più l’atletica, sport per eccellenza, e gli sport non violenti.
Nella storia di Roma antica quello di Domiziano è il primo e unico esempio di Stadio in muratura, costruito nel Campo Marzio tra l’85-86 d.C., per celebrare il Certamen Capitolino Iovi, gara quinquennale istituita per inauguralo nell’86 d.C. a imitazione delle competizioni olimpioniche.
Lo stadio era principalmente destinato alle gare di atletica, in particolare la corsa, da cui il nome; la pista in cui si svolgevano le competizioni era infatti lunga uno stadio, unità di misura corrispondente a 600 piedi.
Il termine atleta deriva da “athla”, che in greco significa premio: quindi sta ad indicare colui che concorre al premio.
La struttura in pianta risultava come un rettangolo molto allungato (m. 265×106), con un’estremità in forma di emiciclo e l’altra rettilinea e leggermente obliqua. La lunghezza era proporzionata a quella della pista, basata sullo stadio. Era costruito in laterizio rivestito di stucco modanato e colorato; la facciata e i pilastri interni dell’ambulacro erano in travertino. La pista doveva essere in terra battuta.
In verità lo Stadio fu fatto costruire per importare a Roma i giochi atletici greci apprezzati da Domiziano ma poco amati dai Romani, che li consideravano immorali, poco virili perché poco duri e non violenti infatti si trattava di un insieme eterogeneo di competizioni sportive e artistiche in cui l’abbigliamento era piuttosto lascivo. Un progetto visionario con cui si cercò di “romanizzare” le olimpiadi greche. L’edificio, che misurava 275 metri in lunghezza per 106 di larghezza, poteva contenere circa 30.000 spettatori (il Colosseo 50/60.000). I giochi erano denominati agones e il nome della piazza da agone divenne agone, innagone, navone e quindi Navona.